domenica 8 aprile 2012

Sicuro come un (as)segno

Buio e un qualche suono ovattato. D'improvviso ti senti tirare, ti senti spinto, una sinergia che ti indirizza, senza farti la cortesia di chiederti come la pensi, in un mondo di luce. A testa in giù non fiati, almeno fino a che non arriva lo schiaffo, e zampillino allora le fontane: si può anche sopportare che ti sputino nel mondo dei vivi senza che tu possa dire la tua, ma devono proprio darti subito un così chiaro indizio su come sarà la situazione da lì in avanti? Chi l'ha detto che illudersi, o sperare che dir si voglia, è così sbagliato (e anche l'abbia detto qualcuno, perché dev'essere preso per assodato)?

E' per il tuo bene...
Sarò poco più di un feto, ma tu pretendi di strapparmi da un posto dove non si sente il peso della gravità, ci si nutre senza dischiudere le labbra, dove anche i peggiori rumori sono ingentiliti per accarezzare appena i timpani, non pago mi picchi, dici che il tutto è per il mio bene, e dovrei crederci? Devo anche dire grazie?

Ti faccio piangere per farti respirare.
E con lo shock sopra descritto, devo per forza piangere? Una risata non sortisce lo stesso effetto?

Il pianto è innato, mentre per poter ridere bisogna prima imparare.
Effettivamente in quella situazione i tempi sono più stretti dei ritmi di un consueto imprinting...mi hai convinto!
Ma non ti appioppano unicamente l'esistenza; la corredano con un nome e un segno zodiacale, come ad intendere "d'ora in avanti sei, e ci piace pensare che sei così". Qualcuno per te decide che tu sei un Mario, piuttosto che un Giovanni, un Andrea, un Ludovico...mi sono sempre sentito un Marco, netto e deciso, quasi aspro, proprio come una C che segue una R (inutile specificare che fu altrimenti).
Per il segno c'è un discorso particolare: è il tempo che sceglie il tuo carattere. Il fatto che i responsabili della tua esistenza abbiano deciso nove mesi prima di essere uno, senza barriere, determina sotto quale tetto di stelle andrai a ripararti: tutti dalle forme diverse, rispondono alle intemperie in maniera differente, così che si può prevedere come reagirà chi sta sotto.
Conoscere qualcuno perché sappiamo in che modo qualche millennio fa, sulla cupola notturna, siano stati congiunti i puntini sfavillanti: arroganza senza pari.
Spendiamo buona parte del tempo che ci è concesso a guardarci dentro, tentando di decifrare la nostra Stele di Rosetta, che come se non bastasse, tende a cambiare i caratteri su di essa incisi: oggi ci dice che siamo "aleph", ma domani potremmo anche essere "yodh".
Da parecchi anni a questa parte credo nei numeri, nelle equazioni e nella logica che conduce al ragionamento, cerco di leggere la realtà per quella che è non che potrebbe essere: vedo il bicchiere sempre del tutto pieno, ricolmo per metà d'acqua, per metà d'aria. Suppongo allora che se mi sentirò chiedere "di che segno sei?", risponderò:
"del meno; per me esistono solo due segni, il più e il meno. Il meno viene accostato ai termini dell'equazione per sovvertire le regole del gioco, a volte semplifica, a volte complica, spesso toglie, ma non sta a guardare come fa il più, che semplicemente si aggiunge e camaleontico si adatta alla situazione senza mai dire la sua...e nel mio zodiaco sei libero di scegliere che segno interpretare".